venerdì 17 novembre 2006

Punctum: istruzioni per l'uso

É il 1980. Roland Barthes non lo sa, ma scrive il suo ultimo libro. Il titolo è: “La camera chiara. Nota sulla fotografia”. Ovviamente, non è un libro qualsiasi. Non tanto perchè è l’ultimo di Barthes, non è questo a renderlo prezioso. Piuttosto perchè in quelle pagine è custodita, per sempre, un’illuminazione. Ci sono due modi per capire se un libro, il suo autore, sono fondamentali per noi. Il primo modo è di natura numerico-statistica: si può provare a contare il numero di volte che quel libro è citato, raccontato, consigliato, poi redigere statistiche e classifiche, e alla fine vedere quale libro riposa in cima a tutti quei numeri. Il secondo modo è più sottile, meno evidente: aprire il libro, leggerlo fino in fondo, e scovare tra una riga e l’altra modi esatti di nominare l’esperienza umana. I grandi libri, i loro autori, fanno proprio quello: nominare le esperienze, dare un nome alle cose. Se le cose hanno un nome, puoi conoscerle, da loro puoi difenderti. Sottraggono la conoscenza all’indeterminatezza, i grandi libri, i loro autori. Nomi precisi, con caratteri neri e indelebili, dove prima c’era una mappa bianca, senza alcun riferimento. L’esperienza umana, la consapevolezza dell’esperienza, sta tutta nella presenza di quei nomi inscritti sulla mappa.

Così, nel suo ultimo libro, Barthes formula per la prima volta due parole: studium e punctum. Provengono dal latino, quelle parole. E, nella loro sinteticità, definiscono il rapporto singolare che scaturisce dall’incontro dell’uomo con il mondo. Lo studium è il nostro accostarsi disinteressato al mondo: “l’applicazione a una cosa, il gusto per qualcuno, una sorta d’interessamento, sollecito, certo, senza nessuna intensità”. Mentre il punctum è il nostro concedersi al mondo quando il mondo si scaglia su di noi in tutta la sua potenza. È mondo che ferisce, il punctum , che percorre tutti i sensi, che ti turba, che esplode e deflagra dentro di te per l’intensità di quella particolare esperienza. Dice Barthes a proposito: “Un dettaglio viene a sconvolgere tutta la mia lettura; è un mutamento vivo del mio interesse, una folgorazione. A causa dell’impronta di qualcosa, la foto non è più una foto qualunque. Questo qualcosa a fatto tilt, mi ha trasmesso una leggera vibrazione”. Prova a pensare a tutte le volte che vedendo un film, sentendo della musica, vivendo una situazione, qualcosa, senza spiegazione, all’improvviso, ti ha lasciato una sensazione fortissima di godimento, o al contrario di dolore. Quello è il punctum: quando tu e il mondo, nell’esperienza del mondo, diventate una cosa sola.

Questo blog, così, vuole essere questo: un elenco ragionato di questi momenti di intenso piacere o dolore durante la mia esperienza del mondo. Proverò a capire e comprendere perchè qualcosa, qualcuno, nel bene o nel male, mi ha colpito. E se non riuscito a capirlo e comprenderlo, semplicemente, lo racconterò. È una cosa molto soggettiva, il punctum. Ognuno puoi avere i suoi, nelle situazioni più diverse. Quindi, abbiate pazienza con me. Se qualcosa che racconto non vi quadra, scrivete pure. I commenti sono a vostra disposizione.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

In un'esperienza di parola, un lavoro di continuo intrattenimento con le parole (Letteratura, sì, proprio) si viene chiamati a rispondere. Io lo faccio leggendoti, che è un po' una garanzia :) Bonne chance, Peppe!

Anonimo ha detto...

buena la prima..
secondo quello ke dici e a cui ti riferisci di barthes il punctum e' il momento in cui esperienza del soggetto e esperienza del mondo si uniscono..
la domanda ulteriore e'..siamo sicuri ke il punctum sia un'unione di esperienze e nn sia un'unione soggettiva del soggetto con qualcosa ke e' nel soggetto medesimo?
il punctum e' condivisione o maieutica?..o entrambi?..
ora nn pensiate leggendo questo ke rosario m faccia male..anke se la regola e' di dos cerveza sopra il livello della sobrieta'..
bravo beppuzzo vedi di ingegnarti anke x il (nn) redivivo progetto di camerasutra..
hasta luego

Anonimo ha detto...

"e' quello che io aggiungo alla foto e che tuttavia e' gia' nella foto". speriamo di farci "pungere" spesso!... beh, in bocca al lupo Peppuzzo

Anonimo ha detto...

Che brutto periodo... sento che la mia mente ed il mio corpo sono per il momento chiusi a qualunque folgorazione dall'esterno.
E meno male che c'è il teatro.
Bravo beppaccio. Continua così :-)